Il 28 giugno dello scorso anno Valentina PICCINONNO, trentaduenne leccese, mentre si trovava in regime di arresti domiciliari, uccise MAGGI Salvatore, di settantatré anni, di Monteroni. Al momento la donna fu arrestata per evasione ed indagata in ordine all’omicidio volontario commesso per eseguire quello di rapina e quindi aggravato da tale circostanza. La violenza, infatti, consistita nel percuotere ripetutamente MAGGI con pugni e calci e con un oggetto contundente in varie parti del corpo, ingaggiando con l’uomo una colluttazione durante la quale quest’ultimo batteva ripetutamente la testa sul terreno, era finalizzata ad una rapina.
Le PICCINONNO riusciva ad impossessarsi in tale circostanza di vari oggetti in oro indossati dalla vittima e del suo portafogli contenente documenti. L’indagine iniziò allorquando la PICCINONNO dopo l’omicidio venne controllata da una volante nella zona 167 di Lecce mentre era a bordo di una Fiat Panda, di proprietà del Maggi, con la quale poco prima aveva causato un incidente stradale in Piazzale Rudiae. Sottoposta a perquisizione personale le furono rinvenuti nel reggiseno gli oggetti in oro appartenenti alla vittima, che ella dichiarò di avere ricevuto in regalo da quest’ultimo in cambio di una prestazione sessuale. Nella autovettura furono anche rinvenuti indumenti della PICCINONNO intrisi di sangue. In sede di interrogatorio la PICCINONNO dichiarò di essersi allontanata da casa dopo un litigio con la madre e che dopo aver fatto un lungo tratto di strada a piedi per raggiungere l’abitazione di un suo parente, sarebbe stata avvicinata da un uomo anziano che era alla guida di una Fiat Panda grigia che le avrebbe offerto un passaggio invitandola anche a consumare una bevanda. Le indagini hanno riscontrato l’effettiva consumazione di una bevanda all’interno di un bar sito sulla strada che collega Monteroni ad Arnesano.
Secondo la ricostruzione della donna, dopo aver bevuto qualcosa nel bar l’uomo avrebbe imboccato una strada di campagna iniziando a palpeggiarle il seno e mettendole nel reggiseno degli oggetti in oro. Giunti in un appezzamento di terreno MAGGI avrebbe tentato di violentarla e lei avrebbe reagito sferrandogli calci e pugni, colpendolo ripetutamente. Subito dopo lo avrebbe lasciato in terra sanguinante mettendosi alla guida della macchina di lui e cambiandosi gli indumenti intrisi di sangue.
Le testimonianze raccolte ed i risultati dell’indagine avviata dalla Squadra mobile hanno smentito le dichiarazioni rese in fase di interrogatorio dalla PICCINONNO, facendo configurare invece il reato di omicidio volontario commesso al fine di commettere il delitto di rapina. Le stesse attività investigative hanno portato ad identificare l’uomo che era con la PICCINONNO quando, con la Fiat Panda della vittima, provocò l’incidente stradale. Anche questi ha ricostruito la vicenda in maniera dissimile rispetto alla versione fornita dalla PICCINONNO, specificando di avere accettato una richiesta di aiuto della donna che aveva incontrato vicino alla stazione Ferroviaria di Lecce, che gli aveva confidato di aver subito un tentativo di violenza sessuale. Al ragazzo sarebbe stato chiesto di accompagnarla a Monteroni per verificare le condizioni dell’uomo che lei avrebbe colpito nel tentativo di difendersi. Entrato in macchina con lei avrebbe notato gli indumenti intrisi di sangue, impaurendosi e decidendo di non farsi coinvolgere in quella brutta vicenda.
Le conclusioni della consulenza tecnica d’ufficio disposta dal Pubblico Ministero hanno evidenziato come MAGGI sia deceduto a causa delle lesioni conseguenti ad una o più cadute al suolo subite nel corso di una colluttazione o di una aggressione e che in mancanza di un grave traumatismo cranico la morte non si sarebbe verificata. La stessa indagata nel corso dell’interrogatorio ha ammesso di avere colpito con violenza e anche con oggetti contundenti la vittima. Anche il comportamento tenuto dall’indagata subito dopo la colluttazione con MAGGI è indicativo del suo intento di uccidere il MAGGI, in quanto se fosse stata realmente vittima di una aggressione a scopo sessuale avrebbe certamente chiesto soccorso a qualcuno, cosa che non ha fatto, cercando invece l’ausilio di un terzo soggetto per verificare le condizioni di salute dell’uomo, che sapeva di avere sicuramente ucciso.
L’ordinanza applicativa della custodia cautelare, disposta dal GIP Dr MARITATI, è stata notificata presso la Casa Circondariale di Borgo San Nicola, dove la donna si trova reclusa per estorsione e lesioni personali commessi in danno della madre qualche giorno dopo la sua scarcerazione per il reato di evasione commesso in data in data 28 giugno 2015.